domenica 24 luglio 2011

Spesso il male di vivere ho incontrato:

era il rivo strozzato che gorgoglia,

era l'incartocciarsi della foglia

riarsa, era il cavallo stramazzato.

Bene non seppi; fuori del prodigio

che schiude la divina Indifferenza:

era la statua nella sonnolenza

del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.


Eugenio Montale


AMY WINEHOUSE e JANIS JOPLIN


Cronaca di una fine annunciata: il 23 luglio 2011 Amy Winehouse è morta nella sua casa di Londra all’età di 27 anni stroncata da una sospetta overdose composta da un mix micidiale di droga, medicinali ed alcol. La definizione è: morte accidentale (“non spiegata” in attesa dell'esame autoptico che sarà fatto in questi giorni).

Il rock vive, spesso, di corsi e ricorsi storici segnati da incredibili similitudini.

Il 4 ottobre 1970 Janis Joplin è morta nella stanza di un motel di Hollywood all’età di 27 anni stroncata da una overdose di eroina.

La definizione è: morte accidentale (“spiegata” dall’esame autoptico effettuato nei giorni successivi).

La maggior parte dei commenti pubblicati all’indomani della tragica scomparsa di Amy sembrano la copia esatta di quelli scritti per Janis. La colpa è tutta nella mancanza di non saper gestire un enorme successo, di non essere capaci di apprezzare la popolarità scaturita dal proprio talento, di non essere in grado di tutelare la propria esistenza intrisa di consensi e ricchezza, di non considerare di essere messaggeri di benefiche emozioni sonore.

A mio avviso sono disamine troppo facili ed un po’ superficiali anche se in tutte, sarebbe sbagliato non ammetterlo, possiamo trovare un pezzetto di verità.

Il problema di Amy è nato da motivazioni molto più profonde, da percorsi interiori in cui la debolezza la fa da padrona, da una paura recondita che lei ha combattuto con la sfrontatezza di azioni trasgressive ed autodistruttive. Amy non si piaceva e non era soddisfatta del suo fisico, martoriato anche da patologie dell’alimentazione (anoressia e bulimia), si è sottoposta a diete durissime ed ad interventi di chirurgia estetica. Il principale problema di un alcolizzato è quello di non ammettere la propria dipendenza. Amy ha più volte dichiarato ufficialmente di essere un’ubriacona, ha spesso scherzato sul suo cognome (casa del vino) dicendo che il suo modo di vivere non sarebbe potuto essere altrimenti. La sua voglia (necessità?) di continuare a vivere in uno stato alterato, l’ha anche cantata nel brano “Rehab”, in cui ha spiegato il perché non trovava una ragione per sottoporsi ad una cura riabilitativa.

Amy, come Janis, erano convinte di essere “immortali” e non sono mai state sfiorate dalla paura di morire. Le due cantanti hanno presunto di essere ragazze forti e sprezzanti dei pericoli della vita, nascondendo nel cassetto più profondo della loro psiche le paure e le fragilità di giovani donne alla ricerca di un amore che, se c’era, non vedevano o non riuscivano a coglierlo.

Janis, da più di quarant’anni, e Amy, da ieri, saranno ricordate per la loro vocalità inconfondibile, per il colore delle tonalità espressive e per essere riuscite a trasformare il suono di una canzone in un’emozione intensa. Le due “cattive ragazze”, pur se in epoche diverse, hanno segnato la storia della musica popolare con una manciata di canzoni che sarebbero potute essere molte di più se avessero avuto il tempo di percorrere le varie tappe di una carriera più lunga.

Prepariamoci al “saccheggio” di registrazioni inedite con la voce di Amy, che ben presto vedranno la luce con pubblicazioni discografiche postume e, probabilmente, utili solo a creare nuovi fatturati. E’ avvenuto per la Joplin: alla limitata discografia ufficiale non si contano i “recuperi” di registrazioni che non avrebbero avuto un seguito se la protagonista fosse rimasta in vita. Emblematica la pubblicazione di alcuni standard blues che Janis incise a casa (il 25 giugno del 1964) su un piccolo registratore mono, con il futuro chitarrista dei Jefferson Airplane Jorma Kaukonen, dove in sottofondo si può sentire il ticchettio di una macchina da scrivere (la moglie di Kaukonen stava scrivendo un suo lavoro) da qui il titolo del bootleg: “The Typewriter Tape” e le successive pubblicazioni ufficiali in compilation nel ’74 e nel ‘93.

Altre similitudini (forse qualcosa di più) uniscono la Winehouse alla Joplin:

- Amy è nata nel 1983, quarant’anni e nove mesi dopo la nascita di Janis;

- Amy inglese e Janis americana iniziano a cantare da giovanissime;

- Amy ha una vita sentimentale travagliata fatta di bollenti passioni e dolorosi abbandoni, esattamente come è accaduto a Janis;

- Oltre alle droghe e all’eccesso di medicinali Amy adorava il Black Cosmopolitan (un cocktail a base di vodka e succo di mirtillo), Janis, oltre alla droga, ha eletto il Southern Confort (un liquore a base di bourbon e pesche) a suo inseparabile compagno di viaggio (tutte e due le bevande alcoliche sono preferite dalle donne);

- Tutte e due, pur rimanendo esponenti di una spiccata femminilità, hanno ostentato look estremi (all’apparenza sciatti) ma che hanno fatto tendenza;

- Tanto Amy quanto Janis, hanno portato sul palco non solo delle splendide canzoni e le loro incredibili voci, ma anche i loro stati alterati e privati (con tutti i rischi del caso);

- Amy e Janis sono morte a 27 anni per overdose;

La Winehouse, come la Joplin, anche se il concetto apparirà un po’ cinico, entrano nella storia della musica popolare, sicuramente per merito del loro talento, delle registrazioni che sono piaciute moltissimo, ma anche per un pensiero che tutti avremo nel ricordarle per quel poco (solo a livello quantitativo) che ci hanno lasciato e che ci farà chiedere cosa sarebbe successo se la loro carriera si fosse sviluppata negli anni.


1 commento:

  1. Due persone che attraverso le loro grandi voci mostravano un pezzo della loro anima, come una finestra aperta sul baratro del loro profondo dolore
    Di fronte alla morte di due esseri così abbiamo il brivido gelido di scoprire la solitudine, la depressione che annienta e ci sentiamo ancora una volta impotenti,
    Non abbiamo potuto, saputo e in fondo voluto salvarle. Ieri come oggi non abbiamo ascoltato la loro meravigliosa voce che ci stava chiedendo aiuto facendoci ascoltare e vibrare le corde più nascoste della nostra anima. Il canto da sempre e' la pratica che ci avvicina a toccare l'infinito

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